faccio mille lavori.
ne ho sempre fatti mille tutti insieme e solo in un caso ho lavorato con uomini, o per lo meno in una realtà prettamente maschile. e non faccio la ballerina classica, eh. non ho mai lavorato in una fonderia, ecco.
nelle scuole o nelle università, (quasi) tutte donne.
all'ufficio culturale dell'ambasciata, donne.
in tutte quelle cose che hanno a che fare con la cultura in generale, donne.
nella cooperazione internazionale, (quasi) tutte donne.
nel giornalismo, (quasi) tutte donne.
mi giro e di uomini ne vedo, in un paese dove (quasi) tutte le donne stanno a casa, nascoste. o per strada, ma ugualmente nascoste.
ma forse abbiamo vinto. abbiamo fatto una lotta, per arrivare (anche qui) a far prendere la pillola alle nostre figlie, per farle studiare, per far credere loro che potevano davvero fare quello che volevano. ma abbiamo accettato troppi compromessi, troppe regole degli uomini.
e gli uomini? e gli uomini no. non li abbiamo educati alla lotta, alla conquista del loro posto nel mondo. li abbiamo lasciati liberi di occupare quel posto che loro credevano di proprietà. non abbiamo insegnato loro il valore di quel posto. e poi ci ritroviamo a parlarne, della loro inadeguatezza, scherzandoci sopra, ridendo. ma non fa ridere. se un uomo può ancora oggi vantare diritti su una donna, sua o incrociata per casa per strada, se un uomo può ancora credersi migliore o superiore, se un uomo oggi non crede di dover chiedere scusa o di dover lavare i piatti, no, non abbiamo vinto.
no, non abbiamo vinto.
ci siamo e m a n c i p a t e. ma a che prezzo? un mese e giro la boa dei trenta. io mi sono e m a n c i p a t a da che? che non so mandar via due macchie che siano due dai vestiti? la mia e m a n c i p a z i o n e è la noncuranza con cui esco coi vestiti macchiati? forse. è la cena a noccioline e birra? forse. è il fatto che se accendo il forno, muore un angioletto? forse. sono i gatti di polvere che si aggirano per casa che ormai chiamo per nome? forse.
mi sarebbe piaciuto che invece la mia vittoria, e la mia e m a n c i p a z i o n e fosse stata un'altra.
avrei voluto vincere un posto in autobus accanto ad un uomo che NON mi guarda le tette. avrei voluto vincere un ambiente di lavoro dove tutti danno tutto quello che possono in ragione di quello che hanno. avrei voluto vincere un ciclo ormonale stabile (solo per evitare la straziante sofferenza che mi provoca vedere il tg nella settimana prima del mestruo). avrei voluto vincere un paio di occhi diversi, che non si stupiscono a vedere una ministra, una sindaca, una amministratrice delegata, e una bocca diversa, che non sottolinea il fatto che un posto di responsabilità sia ricoperto da una che fa la pipì seduta. e soprattutto avrei voluto vincere un'altra espressione per sostituire 'è una donna con due coglioni così'.
perchè anche io discrimino, anche io mi abbandono al sessismo, anche io distinguo tra maschio e femmina.
ne ho sempre fatti mille tutti insieme e solo in un caso ho lavorato con uomini, o per lo meno in una realtà prettamente maschile. e non faccio la ballerina classica, eh. non ho mai lavorato in una fonderia, ecco.
nelle scuole o nelle università, (quasi) tutte donne.
all'ufficio culturale dell'ambasciata, donne.
in tutte quelle cose che hanno a che fare con la cultura in generale, donne.
nella cooperazione internazionale, (quasi) tutte donne.
nel giornalismo, (quasi) tutte donne.
mi giro e di uomini ne vedo, in un paese dove (quasi) tutte le donne stanno a casa, nascoste. o per strada, ma ugualmente nascoste.
ma forse abbiamo vinto. abbiamo fatto una lotta, per arrivare (anche qui) a far prendere la pillola alle nostre figlie, per farle studiare, per far credere loro che potevano davvero fare quello che volevano. ma abbiamo accettato troppi compromessi, troppe regole degli uomini.
e gli uomini? e gli uomini no. non li abbiamo educati alla lotta, alla conquista del loro posto nel mondo. li abbiamo lasciati liberi di occupare quel posto che loro credevano di proprietà. non abbiamo insegnato loro il valore di quel posto. e poi ci ritroviamo a parlarne, della loro inadeguatezza, scherzandoci sopra, ridendo. ma non fa ridere. se un uomo può ancora oggi vantare diritti su una donna, sua o incrociata per casa per strada, se un uomo può ancora credersi migliore o superiore, se un uomo oggi non crede di dover chiedere scusa o di dover lavare i piatti, no, non abbiamo vinto.
no, non abbiamo vinto.
ci siamo e m a n c i p a t e. ma a che prezzo? un mese e giro la boa dei trenta. io mi sono e m a n c i p a t a da che? che non so mandar via due macchie che siano due dai vestiti? la mia e m a n c i p a z i o n e è la noncuranza con cui esco coi vestiti macchiati? forse. è la cena a noccioline e birra? forse. è il fatto che se accendo il forno, muore un angioletto? forse. sono i gatti di polvere che si aggirano per casa che ormai chiamo per nome? forse.
mi sarebbe piaciuto che invece la mia vittoria, e la mia e m a n c i p a z i o n e fosse stata un'altra.
avrei voluto vincere un posto in autobus accanto ad un uomo che NON mi guarda le tette. avrei voluto vincere un ambiente di lavoro dove tutti danno tutto quello che possono in ragione di quello che hanno. avrei voluto vincere un ciclo ormonale stabile (solo per evitare la straziante sofferenza che mi provoca vedere il tg nella settimana prima del mestruo). avrei voluto vincere un paio di occhi diversi, che non si stupiscono a vedere una ministra, una sindaca, una amministratrice delegata, e una bocca diversa, che non sottolinea il fatto che un posto di responsabilità sia ricoperto da una che fa la pipì seduta. e soprattutto avrei voluto vincere un'altra espressione per sostituire 'è una donna con due coglioni così'.
perchè anche io discrimino, anche io mi abbandono al sessismo, anche io distinguo tra maschio e femmina.
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