Da un uomo libero ad una famiglia libera: continua lo sciopero della fame di Abdulhadi al-Khawaja
(Comunicato stampa pubblicato da Front Line Defenders ieri, 3 Aprile 2012)
“È impossibile pensare che il Gran Premio del Bahrein possa avere luogo nel caso in cui Abdulhadi al-Khawaja muoia in prigione durante lo sciopero della fame,” riferisce Mary Lawlor, direttrice di Front Line Defenders a Manama, “le autorità del Bahrein vogliono chiaramente dare l’idea che tutto segua nella normalità e sembrano indifferenti alle sofferenze di Abdulhadi, che è arrivato al suo cinquantacinquesimo giorno senza cibo, rischiando tragiche conseguenze.”
La delegazione di Front Line Defenders è stata in Bahrein tra il primo e il 3 Aprile per partecipare all’udienza del suo ex collaboratore Abdulhadi al-Khawaja davanti alla Corte di Cassazione. Adbulhadi non è stato condotto davanti al giudice e alla delegazione non è stato concesso il permesso per visitarlo nella prigione di Jaw.
“Mi è stato possibile parlare brevemente con lui al telefono e gli ho chiesto di mangiare almeno un po’,” ha detto Mary Lawlor, “ma lui ha insistito sul fatto che continuerà il suo sciopero della fame fino alla libertà, o alla morte. Sfortunatamente, conosco bene quanto possa essere determinato.”
Abdulhadi ha iniziato lo sciopero della fame la notte tra l’8 e il 9 Febbraio. Aveva già preso parte ad uno sciopero della fame collettivo di sette giorni, a partire dal 29 Gennaio, quindi, in totale, ha rifiutato il cibo per 62 giorni negli ultimi 65.
Ad oggi, ha perso il 25 per cento del suo peso corporeo, il che significa che corre il serio rischio di compromettere la funzionalità dei suoi organi. Secondo il parere medico richiesto da Front Line Defenders, è già in pericolo. Durante l’ultimo ricovero in ospedale, è stato messo sotto flebo e ha acconsentito a vari cicli di glucosio e minerali in forma liquida, ma al momento sembra rifiutare qualunque alimentazione eccetto l’acqua.
Abdulhadi è stato arrestato nell’Aprile 2011, torturato e condannato all’ergastolo dopo un processo ingiusto. Front Line Defenders ha incontrato la famiglia di Abdulhadi e il suo avvocato durante la visita e la famiglia ha consegnato la traduzione di una lettera ricevuta da Abdulhadi il giorno prima in cui si legge:
‘Mia cara e amata famiglia, da dietro le sbarre della prigione, vi mando tutto il mio amore e i miei pensieri. Da un uomo libero, ad una famiglia libera. I muri di questa prigione non mi separano da voi, ma ci avvicinano. Prendiamo forza dai bei ricordi. Ricordando ogni viaggio, ogni pasto che abbiamo mangiato assieme, tutte le conversazioni, ricordando ogni sorriso, ogni scherzo e ogni risata. La distanza tra di noi sparisce, grazie al nostro amore e alla nostra fede. È vero: io sono qui, e voi siete là fuori. Ma voi siete anche qui con me, e io sono là fuori con voi. La nostra sofferenza è resa più sopportabile quando ricordiamo che abbiamo scelto questo cammino difficile e abbiamo giurato di seguirlo. Dobbiamo essere pazienti nel nostro dolore, e non dobbiamo mai lasciare che le sofferenze invadano il nostro spirito. Lasciamo che i nostri cuori siano pieni di gioia, e della consapevolezza della responsabilità di cui ci siamo fatti carico fino alla fine: questa vita è fatta per intraprendere un cammino di verità agli occhi di Dio’.
Front Line Defenders ha fatto richiesta alle autorità del Bahrein affinchè Abdulhadi possa essere portato in Danimarca per cure mediche (Abdulhadi ha doppia cittadinanza, danese e bahreinita). Il tempo per risolvere questa situazione ed evitare tragiche conseguenza per Abdulhadi e il Bahrein sta per finire.
(Comunicato stampa pubblicato da Front Line Defenders ieri, 3 Aprile 2012)
“È impossibile pensare che il Gran Premio del Bahrein possa avere luogo nel caso in cui Abdulhadi al-Khawaja muoia in prigione durante lo sciopero della fame,” riferisce Mary Lawlor, direttrice di Front Line Defenders a Manama, “le autorità del Bahrein vogliono chiaramente dare l’idea che tutto segua nella normalità e sembrano indifferenti alle sofferenze di Abdulhadi, che è arrivato al suo cinquantacinquesimo giorno senza cibo, rischiando tragiche conseguenze.”
La delegazione di Front Line Defenders è stata in Bahrein tra il primo e il 3 Aprile per partecipare all’udienza del suo ex collaboratore Abdulhadi al-Khawaja davanti alla Corte di Cassazione. Adbulhadi non è stato condotto davanti al giudice e alla delegazione non è stato concesso il permesso per visitarlo nella prigione di Jaw.
“Mi è stato possibile parlare brevemente con lui al telefono e gli ho chiesto di mangiare almeno un po’,” ha detto Mary Lawlor, “ma lui ha insistito sul fatto che continuerà il suo sciopero della fame fino alla libertà, o alla morte. Sfortunatamente, conosco bene quanto possa essere determinato.”
Abdulhadi ha iniziato lo sciopero della fame la notte tra l’8 e il 9 Febbraio. Aveva già preso parte ad uno sciopero della fame collettivo di sette giorni, a partire dal 29 Gennaio, quindi, in totale, ha rifiutato il cibo per 62 giorni negli ultimi 65.
Ad oggi, ha perso il 25 per cento del suo peso corporeo, il che significa che corre il serio rischio di compromettere la funzionalità dei suoi organi. Secondo il parere medico richiesto da Front Line Defenders, è già in pericolo. Durante l’ultimo ricovero in ospedale, è stato messo sotto flebo e ha acconsentito a vari cicli di glucosio e minerali in forma liquida, ma al momento sembra rifiutare qualunque alimentazione eccetto l’acqua.
Abdulhadi è stato arrestato nell’Aprile 2011, torturato e condannato all’ergastolo dopo un processo ingiusto. Front Line Defenders ha incontrato la famiglia di Abdulhadi e il suo avvocato durante la visita e la famiglia ha consegnato la traduzione di una lettera ricevuta da Abdulhadi il giorno prima in cui si legge:
‘Mia cara e amata famiglia, da dietro le sbarre della prigione, vi mando tutto il mio amore e i miei pensieri. Da un uomo libero, ad una famiglia libera. I muri di questa prigione non mi separano da voi, ma ci avvicinano. Prendiamo forza dai bei ricordi. Ricordando ogni viaggio, ogni pasto che abbiamo mangiato assieme, tutte le conversazioni, ricordando ogni sorriso, ogni scherzo e ogni risata. La distanza tra di noi sparisce, grazie al nostro amore e alla nostra fede. È vero: io sono qui, e voi siete là fuori. Ma voi siete anche qui con me, e io sono là fuori con voi. La nostra sofferenza è resa più sopportabile quando ricordiamo che abbiamo scelto questo cammino difficile e abbiamo giurato di seguirlo. Dobbiamo essere pazienti nel nostro dolore, e non dobbiamo mai lasciare che le sofferenze invadano il nostro spirito. Lasciamo che i nostri cuori siano pieni di gioia, e della consapevolezza della responsabilità di cui ci siamo fatti carico fino alla fine: questa vita è fatta per intraprendere un cammino di verità agli occhi di Dio’.
Front Line Defenders ha fatto richiesta alle autorità del Bahrein affinchè Abdulhadi possa essere portato in Danimarca per cure mediche (Abdulhadi ha doppia cittadinanza, danese e bahreinita). Il tempo per risolvere questa situazione ed evitare tragiche conseguenza per Abdulhadi e il Bahrein sta per finire.
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